“Ogni giorno, in Africa, una gazzella si sveglia. Sa che dovrà correre più del leone, altrimenti morirà. Ogni giorno, in Africa, un leone si sveglia. Sa che dovrà correre più della gazzella, altrimenti morirà di fame. Ogni giorno, non importa che tu sia leone o gazzella… l’importante è che tu corra!”
Con questo slogan si presentava lo spot della Gatorade, famosa bevanda energetica, al suo pubblico nel 1998, contornato da immagini della savana, mescolate ad arte con quelle di movimenti atletici dei più famosi sport globali. L’intento, ben riuscito, era quello di enfatizzare l’importanza della velocità e dela potenza muscolare sia nello sport d’alto livello sia nella dura legge della giungla. Lo stesso spot veniva trasmesso, sempre in quell’anno, con parecchia frequenza durante le finali NBA, cui ero attento spettatore vista la propensione alla disciplina cestistica.
Proprio il 14 giugno del 1998 il culmine della potenza e della velocità si identificava nel più forte giocatore di pallacanestro mai esistito, Micheal Jordan. Egli quella sera scoccò, dopo un recupero difensivo ed una discesa nella metà campo avversaria, il tiro decisivo per concludere la serie. Una raffinata ma semplice finta col corpo, quel tanto per sbilanciare l’avversario, seguita da uno, l’ultimo dei suoi tiri, fece scivolare il pallone nel cesto, consegnando vittoria e titolo NBA ai suoi Chigaco Bulls. Il massimo dell’eleganza cestistica, unito ad un atletismo fuori dal comune: un leone ed un gazzella nella stessa persona, con lo stesso fine.
Ma nel 1998 sono successe tante altre cose. Nel Vecchio Continente, per la precisione a Rovereto, nasceva il 17 gennaio Alessandro Goj. Mesi dopo, il 22 di maggio Alberto Delaini ci regalava il primo vagito. Sempre il 22, ma di febbraio invece Alessio Secchi. Due giorni prima di lui era il turno di Amedeo Lutteri. Il mese di luglio, il 16, vedevano la luce Francesco Grigolato e Patrik Boci, seguiti il 25 da Enrico Deimichei.
Di lì a qualche mese, il 21 agosto, seguiva Leonardo Zorza, anticipando l’8 dello stesso mese Marco Tonolli. Ad ottobre, il 19 toccava a Riccardo Tomasini. Spostandoci più a sud nasceva a Verona Lorenzo Simonetti, il 7 febbraio, mentre per il turno di Filipo Gamberoni bisognava andare a Negrar il 3 maggio. Ma nello stesso paese era già arrivato il 16 aprile Stefano Cipriani. Passando qualche rilievo montuoso e scorrendo sulla costa adriatica invece, per la nascita di Dejan Hallunej ci siamo recati a Shkoder, in Albania il 12 novembre.
Questi ragazzi, oggi ormai 13 enni, nemmeno erano a conoscenza che un giocatore NBA stava chiudendo una parte della sua carriera con un gesto atletico simile. E lui nemmeno lontanamente poteva pensare che da un altra parte del mondo 14 piccole persone stavano prendendo vita in posti diversi, ma legate tutte da un destino comune.
13 anni dopo quelle persone giocano nella stessa squadra di basket, l’Apecheronza. Non si muovono ancora con decisi gesti atletici, e nemmeno hanno la grazia che si ottiene con anni di duro allenamento. Ma con un fine comune vengono tre volte in settimana in palestra, a correre, sudare, soffire, ridere e migliorare nella loro pallacanestro. Nessuno di loro ha ancora scoccato un tiro decisivo, ma stanno perseguendo quello che per me è l’obbiettivo più alto: quello di diventare una squadra. Questo termine non racchiude solo il vestirsi tutti uguali per scendere in campo contro degli avversari; ma è il condividere la passione per uno sport e l’amicizia che solo allenamento e spogliatoio sanno regalare. Giocano e combattono, ed ogni giorno che passa vedo aumentare l’affiatamento e lo spirito di gruppo. Quest’anno, e l’avevamo dichiarato, l’obbiettivo non era vincere, ma fare diventare questi 14 ragazzi un gruppo unito, disciplinato e caparbio: in altri termini una squadra. La strada non è completata, ma dopo 10 mesi posso dire che abbiamo intrapreso quella giusta. Le api della nostra squadra, solo se volano insieme riescono a costruire qualcosa di grande e duraturo. Quindi, facendo il verso allo spot di 13 anni or sono, non è importante che voi siate leoni o gazzelle, ma che siate delle Api capaci di volare insieme.