Quando mi è stato chiesto di buttar giù due righe rispetto al torneo di Pesaro, una marea di ricordi sono riaffiorati alla mente e hanno iniziato a rimbalzare, proprio come un pallone, all’ interno della mia testa. Il primo di questi, due anni fa, quando, con i miei compagni barra allenatori e accompagnatori, siamo saliti sul pullman alla volta della città marchigiana. Eravamo tutti intimoriti: era di certo un’ esperienza nuova, per alcuni di più, per altri meno, ma l’ allontanarsi da casa per andare a giocare rappresentava pur sempre una novità, del resto come la presenza di quei giocatori (che ora posso chiamare amici) di Gardolo, che hanno contribuito a rendere entrambi i viaggi a Pesaro indimenticabili.

Al secondo posto il ricordo di tutte le squadre contro cui abbiamo gareggiato, la conoscenza di nuove realtà e di un agonismo che qua in regione non si trova. Poi vengono le “cazzate” in camera d’ albergo, in spiaggia (purtroppo durante il secondo viaggio non siamo stati graziati dal sole dell’ anno prima e la spiaggia ce la siamo goduti meno ). “Cazzate” che hanno visto tutti protagonisti, senza eccezioni (si vedano le amate flessioni in corridoio a mezzanotte passata).

Al quarto posto si piazza il ricordo della gratitudine che ho provato nei confronti di chi ha reso possibile le due avventure, dirigenti e non, che però durante quei giorni sono tornati a essere bambini e si sono divertiti forse più di noi. Come quinto ricordo sicuramente la vittoria al torneo dell’ anno scorso, culmine del viaggio e degli anni in cui ho avuto più soddisfazione dalla pallacanestro e dai miei compagni di squadra.
Al sesto, non c’ è dubbio, l’ Adriatic Arena, dove non avrei mai creduto di potere avere l’ occasione di giocare. Nonostante la pioggia interna all’ edificio, è stato veramente un privilegio poter tirare negli stessi canestri che sono stati, e saranno, vittime dei tiri di molti campioni.

Al settimo posto la compagnia delle ragazze del Wallaby (scusate ragazze, settimo posto ma con molto affetto 😉 chissà se con questo complimento mi sono fatto perdonare per non avervi messo nelle prime posizioni…). All’ ottavo posto, di conseguenza, i numerosi inganni di Marco e Speziali per non farci andare nelle camere delle suddette, che forse sono serviti a tenere alta la concentrazione per la finale.

Al nono, il chiasso delle nostre rumorosissime compagne di corridoio, napoletane, che vagavano senza meta da una stanza all’ altra. Gli altri ricordi non mi va di scriverli (anticiperei troppo), anzi, concludo con un invito alla squadra dei ’98 (Coach mitico Tilotta), che quest’ anno sarà la protagonista di questo viaggio: ragazzi, divertitevi durante questi giorni e vi assicuro che scoprirete tutti i particolari che non ho elencato. Fate “i bravi” e verrete ricambiati con momenti che porterete nel cuore per diverso tempo, se non per tutta la vita. Inoltre approfittate degli incontri che disputerete per imparare e appassionarvi ancora di più a questo magnifico sport e per diventare una squadra ancor più coesa. Ragazzi, buon torneo!
Ps: dite al vostro allenatore di insegnarvi i cori, sempre che non ci abbai già pensato.
Giorgio Kaldor